Cambodia or bust n. 9 – 3 giugno 2015

Tappa n. 9 per il nostro Cambodia or bust. Il tempo vola e le cose da fare sono ancora tante.

Quando arrivo al Centro la prima sorpresa è che Kemheng mi corre incontro per salutarmi, ma diversamente dalle altre mattine non mi chiama Franco o Loak Kru. “Good Morning Daddy” e un pezzo di cuore si scioglie. Finalmente sta superando la sua timidezza. Mi tiene per mano e mi accompagna fino all’ingresso del Centro, prima di correre dalle sue amiche.

Oggi al Centro abbiamo distribuito i succhi di frutta che ho comprato a Phnom Penh, con le merendine e il pane rotondo, sempre profumatissimo, che avevamo distribuito anche nei giorni scorsi. Prima attività del mattino proprio la distribuzione del pane e dei succhi di frutta, perché quando arrivo al Centro i bambini sono nella pausa di mezz’ora dopo la prima lezione del mattino dalle 7.30 alle 8.30.

Il succo di frutta è ok, ma soprattutto quello di arancia è un po’ amaro e non riscuote grandissimo successo tra i bambini. Certo sarebbe diverso se potessimo distribuirlo freddo. Almeno finchè non avremo un frigorifero presso il centro, suggerisco a Sokkea di aggiungere un po’ di acqua per stemperare il sapore forte e di mettere pure il ghiacchio, come di solito fanno con le bibite. Lui mi guarda un po’ stupito e mi chiede, se non rischiamo di far stare male i bambini. Perché mai dovrebbero stare male? Perché gli aggiungi del ghiaccio nel succo di frutta per rinfrescarlo? Se non stanno male con la Coca Cola, non vedo perché dovrebbero stare male con il succo di frutta. Il succo di mela riscuote invece migliore successo.

Durante la mattina, mentre i bambini stanno facendo lezione, arrivano uno dopo l’altro 3 dei bambini che avevano mancato l’appuntamento della consegna del materiale il 1 giugno. Prima arriva Srey Kan, con la mamma. E’ stata inserita in un programma della scuola pubblica per i bambini poveri che hanno bisogno di qualche ripetizione. E’ un po’ dispiaciuta ed imbarazzata, soprattutto di fronte a Sokkea, verso il quale mostra molto timore reverenziale, come tanti di questi bambini, soprattutto quando lui si fa serio e li sollecita su alcune cose.

Poi è la volta di Chantrea, che arriva accompagnato dalla sorella maggiore, e di Malea che arriva in compagnia del padre. Malea e Chantrea scrivono una lettera per i loro sostenitori. Prima la brutta copia su un foglio bianco, poi la bella copia sul modulo di Shade for children, che viene poi spedito a A Smile for Cambodia Onlus per la distribuzione agli sponsor. Anche a loro viene distribuito il materiale consegnato agli altri bambini del Programma Sostegno a Distanza. Foto di rito e poi via di corsa, con un sorrisone così.

La mattina scorre veloce. Dopo il saluto delle classi del mattino, un po’ di silenzio e di tranquillità e un momento per mangiare insieme a Sokkea. Verso le 12 vedo arrivare un gruppo di una decina di bambini. Sono una delle extra class di khmer e inglese che Chanta tiene il mercoledì e il venerdì. Mi inserisco e faccio un po’ di conversazione molto basica. Sono abbastanza piccoli, terza-quarta primaria, e stanno imparando le prime cose in inglese. Sono anche molto timidi, forse, come spesso accade, anche intimiditi dal fatto che sono straniero e rispetto a loro sono così grande e grosso. Ti guardano con quegli occhioni scuri, che quasi ti aspetti che da un momento all’altro potrebbero scoppiare a piangere. Poi però dietro c’è sempre quel simpatico sorriso furbo che li caratterizza, una volta tolti i “riflettori” dal singolo. Prima che se ne vadano facciamo anche una piccola distribuzione di materiale, due quaderni e una penna a testa. E’ poco, ma è quello che si può fare in aggiunta a quello che facciamo per i 120 bambini che nelle varie sezioni, abbiano nel Programma.

Nel pomeriggio ci sono anche Mrs. Sreyleak e Mrs Sopia. Durante la pausa tra le lezioni ci danno una mano a distribuire i succhi e il cibo ai bambini.

Il lavaggio denti dopo la merenda ormai è cosa consolidata. Anche se in questi giorni siamo un po’ in emergenza perché il nostro pozzo, in attesa delle piogge, è completamente asciutto e dobbiamo andare a prendere l’acqua dal nostro vicino, nel pozzo della casa che ospitava il Centro fino a dicembre scorso. Bisognerà vedere se dobbiamo scavare un pozzo più profondo per cercare di arrivare agli strati inferiori della falda. Anche questo va nella possibile lista degli investimenti da fare, intanto preghiamo per l’acqua del monsone, che però non vuole proprio farsi vedere, per ora.

Mentre i bambini proseguono le loro attività, io sono al lavoro un po’ con Sokkea per mettere a fuoco cosa dobbiamo fare nei prossimi mesi e che ulteriori investimenti urgenti sono richiesti, un po’ con Mr. To a scorrere le foto dei bambini per individuarne il nome in modo da mandare appena possibile una foto ai sostenitori.

Alla fine delle lezioni, come ormai usanza consolidata, tutti in fila a cantare l’inno nazionale cambogiano. Stasera non me li sono persi e li ho filmati.

Verso le 17.00 i bimbi lasciano il Centro. Fanno la fila per salutare. Qualcuno si lancia in un abbraccio. Eccone un altro, e un altro e un altro. Qualcuno più timido si limita al saluto con le mani giunte. Quando si avvicinano prendo le loro mani tra le mie, un gesto che i primi giorni li lasciava un po’ perplessi e che invece adesso accettano con una gran sorriso. “See you tomorrow teacher”.

Alle 17.30 quando arriva il mio tuk tuk, sono ancora davanti al computer con Mr. To a selzionare foto e nomi. Adesso è proprio ora di andare. Gli usuali 30 minuti di strada dissestata, che se non stai attento ti vola via il telefono dalle mani e dopo essere passati accanto agli operai che stanno asfaltando la strada nella zona del white horse monument, arriviamo a Kep.

Ultima sera allo Spring Valley Resort. Un po’ di relax. Qualche foto, che il manager del resort mi chiede di condividere. Parlo anche con il responsabile, Channy, che in questo periodo lavora al ristorante Mr. Mab vicino al Crab Market. Si scusa per non aver potuto venire a salutarmi. Ha una sorella che frequenta il nostro Centro e ci teneva a conoscermi, ma proprio non siamo riusciti ad incrociarci. Quando gli dico che l’indomani sarò dalle parti del Crab Market a prendere la frutta per i bambini del Centro, mi propone di acquistarla tramite il fornitore del resort. Ottimo. Affare fatto. Domani mattina la porteranno direttamente qui per le 7.

A cena, rispetto al solito, c’è una folla. Due ragazzi alla mia sinistra, un occidentale ed una ragazza cambogiana, e quattro ragazzi americani alla mia destra. Come al solito il ristorante si fa apprezzare. Mi dispiace andarmene via da qui. E’ un vero paradiso tropicale. Ogni volta che mi siedo al ristorante, non so perché, ma mi viene in mente la guerra che ha sconvolto per anni questo Paese. Mi immagino gli stranieri presenti prima della guerra che d’un tratto si ritrovarono dal paradiso, nell’inferno della guerra del Vietnam. Il confine di Ha Tien è a pochi chilometri. E l’isola di Phu Quoc, vietnamita, è lì davanti alla costa in bella mostra. Mah…. Strani pensieri. Meglio pensare ai nostri bimbi, al loro sorriso, al loro caldo abbraccio ogni mattina. Devo ancora partire e già non vedo l’ora di tornare……….

Remember…….. Cambodia or bust……

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