La fine settimana e finiti e si torna al lavoro, no, diciamo la verità, al divertimento.
Mr. Dom il mio tuk-tuk driver mi aspettava, in orario come sempre.
Parliamo delle moto e tuk-tuk in Cambogia. E d’obbligo portare il casco, anche per i passeggeri delle moto e anche per gli autisti dei tu-tuk. Ma non tutti lo fanno. Molto spesso, su la strada che porta da Kep a Domnak Chambok c’è un blocco della polizia, sempre nello stesso posto. Tutti lo sanno, perfino io. Cosa succede, prima di arrivare indossano il casco, se il passeggero non ha il casco, scende, passa il blocco a piede, risale dopo che la moto è passato. Stamattina Mr Dom non ha indossato il casco alla rotonda del cavallo bianco, infatti stamattina il blocco non c’era. Fatto la legge trovato l’inganno in tutto il mondo. Non che approvo questo comportamento. Inoltre ho visto ragazzini su i quattordici anni guidare le moto. Ho chiesto ad una amico Cambogiano se devano avere la patente. Mi sembra di avere capito, si, ma non lo fa quasi nessuno.
Arriviamo al centro. Arrivano i bambini. Devo decidere cosa fare per la prima lezione. Andiamo per animali. Dopo aver passato tutti i nomi, scritte e ripassati arriviamo alle parole crociate. Ma questi sono svegli. Partano subito. Solo uno ha un po di problemi. Sempre lo stesso. Devo proprio trovare un modo per aiutarlo. Poi adesso che ho imparato a chiamarlo per nome mi adora. Almeno lo sguardo mi sembra di adorazione ma potrei sbagliarmi. Sono proprio bravi questi bambini, ma la mia mattinata è illuminata dal sorriso di Socheat. Ha perso tanta scuola per la meningite, ma eccolo, un po zoppicante ma sempre sorridente, sempre con la mano alzato per venire a scrivere alla lavagna, fa niente che quando arriva sa scrivere a metà poi deve girarsi agli altri che prontamente suggeriscano. Mi chiedevo come mai sono così sicuri quando sono seduti ma esitano quando devano venire alla lavagna. Poi una delle ragazze mi ha svegliata il segreto: sul muro c’è un manifesto con tutti i nomi degli animali. Fregata teacher Jane.
Oggi c’è un vento tremendo ed io, che insegno nell’aula esterno che è chiuso solo da due lati ma non dove io ho la scrivania, ho dovuto mettere pesi su tutti i foglio di lavoro altrimenti volava tutto.
Non so cosa fare con questi ragazzi. Prima è arrivata una ragazza con un braccialetto ed un gelato per me. Non ho potuto rifiutare anche se il gelato mi fa un po paura. Poi è arrivata un altra ragazza con una bibita di, credo canna di zucchero, pieno di ghiaccio. Ho dovuto ringraziare ma dire di no. Alla mattina mentre vado al centro vedo il camion che porta in giro il ghiaccio. Blocchi enormi buttati sul fondo del camion e tagliati con una sega arrugginita! Spero che l’albergo fa il suo. Stasera al saluto ho dovuto ringraziare ma chiedere a tutti di non portarmi cose da mangiare o bere. Non è solo per la paura di quello che mangio ma voglio che i loro pochi soldi se li tengo per se. Ma sono fatti così. Dividano anche il poco che hanno.
Dopo la mia solito classe del verbo “essere” sono stata spostata in una classe nuova. Solo 5 alunni ma alcuni li conosco già dall’anno scorso. Siamo ai giorni della settimana e mesi dell’anno.
Ci sono 2 ragazzi Maneth e Chantouen che se la cavano abbastanza bene, ma le ragazze, Srey Ny, Sinuon e Vila sono talmente timidi che è difficile capire se sono brave o no. Per fortuna, dopo un ora di lezione hanno capito che non avevo intenzione di mangiarle e abbiamo terminato con la canzone “head, shoulders, knees and toes” che conoscevano già. Ero sicura di averle insegnato L’anno scorso!
Uno di questi giorni mi faranno cadere per terra con gli abbracci .
A pensare che il primo anno erano solo due o tre che osavano ad abbracciarmi, solo il saluto a mani giunti, adesso sono un ondata.
Today there is a very strong wind, and I, who teach in an outside classroom with only two walls and my desk is on an open side, have to to put weights on my work sheets otherwise they blow away.I really don’t know what to do with these kids. A minute ago a girl arrived with a bracelet and an ice cream for me. I couldn’t refuse even if the ice cream worries me a bit. Then another one arrived with a drink, I think it was sugar cane juice, full of ice. I had to say thank you but no. In the morning on my way to the center I see the lorry that delivers ice. Great blocks of it thrown on the floor of the lorry and cut with a rusty saw. I just hope my hotel makes its own. This evening in the line up to say goodbye I had to say thank you everyone but please don’t bring me things to eat or drink. It’s not just the fear of what I might be eating or drinking but also I don’t want them to spend the little money they have on me. But they are like that. However little they have they will share it.
Following my afternoon class of the verb “to be” I was assigned a new class. Just five children but I already know some of them from last year. They are studying days of the week and months of the year. There are two boys Maneth and Chantouern who are quite good, but the little girls, Srey Ny, Sinuon and Vila are so shy it is difficult to understand if they are good or not. Fortunately, after an hours lesson they have understood that I have no intention of eating them and we ended the lesson singing “head shoulders knees and toes” that they already knew! I was sure I had taught them last year!