Mi sa che il prossimo diario di missione lo intitolerò Good Morning Cambodia. Qui ormai i coffee shops fanno il cappuccino più buono che in Italia, e quando te lo servono è uno spettacolo anche solo da vedere.
Ormai mi sono assestato su una piccola pasticceria artigianale cambogiana che fa degli ottimi muffin e delle ottime tortine sia dolci che salate. Sokkea prefersce la colazione alla cambogiana con noodles in brodo con verdure e carne o pesce. Il mio stomaco alle 8 del mattino non ce la fa proprio a ricevere brodo bollente e peperoncino, onnipresente nei piatti serviti da queste parti.
Stamattina avremmo dovuto portare Srey Len dall’ottico per farle controllare la vista e verificare per farle fare un paio di occhiali, perchè fatica a vedere da lontano. Ma dalla verifica fatta stamattina da Sokkea, l’amica dottoressa che gestisce la eye clinic non lavora la Domenica. Quindi ci fermiamo in uno dei tanti coffee shop con Wi Fi a lavorare al computer.
La mattinata vola e prima che ce ne rendiamo conto, tra il lavoro ed un boccone al volo sono già le 14.30 quando ci avviamo in moto in direzione Kep. La nostra meta oggi è il Secret Lake, immerso nella campagna tra il nostro Centro e le montagne che vediamo all’orizzonte.
Mentre percorriamo la strada che si inoltra nella campagna profonda, vediamo una famigliola indaffarata a pescare in uno stagno. Hanno una rete sostenuta da due lunghi bastoni di bambù. E’ una sorta di piccola pesca a strascico che consente loro di pescare un po’ di tutto. Qualche pesce gatto, una sorta di anguilla e qualche granchio. Accanto al secchio dove hanno messo il pescato c’è un bimbetto che avrà si e no 2-3 anni. La mamma e il papà tornano nello stagno e si allontanano verso il lato opposto e lui, spaventato dalla nostra presenza, soprattutto la mia con la mia mole, inizia a piangere disperato e non c’è verso di calmarlo. Tento di prenderlo in braccio ma scappa via lungo il bordo dello stagno. Lo teniamo d’occhio per controllare che raggiunga la mamma senza cadere nell’acqua. Tutto ok. Missione compiuta, il bimbo è a destinazione tra le braccia della mamma.
Riprendiamo la marcia lungo la strada sterrata. Per il momento la polvere è sopportabile, anche perchè il traffico è molto limitato. Di tanto in tanto mi fermo a fare qualche foto del paesaggio o di qualche bimbo in bicicletta o sotto un curioso e colorito ombrellino e loro sono sempre pronti a mettersi in posa per me. Appena vedono la mia figura occidentale, da ogni angolo arriva il saluto dei bambini. Hellloooooo.
Dopo circa un’ora dalla nostra partenza da Kampot arriviamo al Secret Lake. E’ molto più bello di come me lo aspettavo. Occupa una vallata circondata da colline tutte coltivate a riso, canna da zucchero, mango e pepe. Da queste parti ci sono alcune delle più grandi Pepper Farms della Cambogia.
Arriviamo a una specie di piccolo resort con bungalow aperti che si affacciano direttamente sulla superficie del lago. Molto carino. Bel posto per una gita domenicale per un po’ di relax. Completiamo tutto il giro del lago e prima di andare sulla riva opposta al resort dobbiamo anche fare un piccolo guado dove il lago si riversa in un piccolo fiume che percorre la vallata.
Anche qui stanno iniziando a comparire diverse costruzioni destinate presto ad accogliere turisti. Per il momento il posto è abbastanza remoto e scomodo da raggiungere viste anche le condizioni della strada sterrata e piena di buchi. Faccio la maggior parte del percorso in piedi sulle pedane dello scooter, che non è proprio una moto da fuoristrada. Forse sarebbe stato meglio noleggiare una moto da cross o simile.
In fondo alla vallata, ormai immerso in una fitta foresta e in una piantagione di pepe e di mango troviamo uno splendido resort. Lo Starling Ridge Plantation Resort. I mango sono incartati uno per uno sugli alberi per proteggerli ed evitare che sulla buccia si formino imperfezioni che ne precluderebbero la vendibilità. Il raccolto viene tutto esportato, ma i mango devono essere perfetti altrimenti vengono rispediti al mittente.
Una pausa ristoratrice, proprio a base di mango. La tentazione di un bel bagno nella piccola ma bellissima piscina del resort, poi è tempo di ripartire, non prima di aver acquistato un paio di mango appena prelevati dall’albero dai lavoratori della piantagione.
Sta ormai facendo buio ed è ora di rientrare. Ripercorriamo a ritroso il percorso fatto all’andata. Quando arriviamo di nuovo al Secret Lake, incontriamo un ragazzino che pesca la cena per la famiglia. E’ lì con le due sorelline. Con lanci precisi e decisi lancia il galleggiante con l’amo e dopo pochi minuti che siamo arrivati pesca la sua seconda preda. Bisogna andare. Bye bye.
Il traffico sulla strada sterrata, man mano che ci avviciniamo ai villaggi, si incrementa di chilometro in chilometro. Ogni volta che un camion o una macchina ci sorpassano è una nuvola di polvere che ci investe. La terra che ci arriva addosso fa bruciare gli occhi e dà fastidio a respirare. Purtroppo non ho pensato a portare con me un krama, la tradizionale sciarpa cambogiana. Ma il grande Sokkea, capita la situazione si ferma e mi passa il suo, dopo essersi annodato sul viso il giubbetto in tessuto.
Quando arriviamo sulla statale asfaltata che da Kep porta a Kampot tiriamo un primo sospiro di sollievo. Meno male che porto gli occhiali e ho il krama che mi copre la bocca e buona parte del viso. Mi arriva addosso di tutto, insetti di tutte le dimensioni. E tra le auto che sorpassano in direzione contraria, i pedoni che ti appaiono nel fascio di luce quando sei quasi loro addosso e le moto che percorrono la pista “ciclabile” in contromano, devo davvero prestare attenzione a dove vado. Ma sono tranquillo. E anche quando arriviamo nel traffico serale di Kampot è tutto ok.
Arriviamo alla guesthouse alle 18.30, dopo 4 ore dalla nostra partenza e circa una settantina di chilometri percorsi, perlopiù su strade sterrate e dissestate. Gambe a pezzi. Vestiti ormai rossi per la polvere sollevata da tutti i mezzi davanti a noi sulle strade sterrate. Cotto come una mina, ma felice e rilassato. Felice di essermi finalmente concesso un break. Rilassato perchè pur con tutti i problemi che dobbiamo affrontare quaggiù, il cambio di prospettiva è veramente notevole.
Domani di nuovo al Centro con i bambini. Oggi a dire la verità avremmo anche voluto trovare il tempo per fare un paio di home visits e consegnare qualche sacco di riso alle famiglie che ne hanno più bisogno, ma poi visto i tempi di partenza da Kampot, abbiamo dovuto dire alla povera Channa, che ci aspettava al Centro dalle 13, che non ce l’avremmo fatta a fare tutto.
A cena un grande scroscio di acqua ci blocca al ristorante per una buona mezz’ora oltre il previsto. E’ strano vedere piovere ancora in questa stagione, ma qui tutti ormai confermano che il monsone non è più come una volta e il tempo è diventato molto meno prevedibile di alcuni anni fa.
Tempo di riposare. Rie’trey Sous’dei. Buona notte.
Cambodia or bust…… always with our children’s heart.