Oggi giornata relativamente più calma di ieri, partita con una bella baguette appena sfornata e ancora calda e terminata con il dono della mamma di Nita di una borsa di granchi appena tolti dalla pentola avvolti in una foglia di banano.
Qui è così. E’ tutto diretto, spontaneo.
lo dico sempre. Questa gente non ha nulla, ma trova sempre il modo di farti un dono. Da una parte non vorresti accettare perchè ti senti come se portassi via loro qualcosa di immensamente importante di quel poco che hanno, dall’altra non li vuoi offendere con un rifiuto.
Stamattina incontro con i genitori dei bambini più piccoli, che adesso frequentano il Centro la mattina. Dovrebbero essere 32 in tutto, ma in questi giorni ne abbiamo avuti poco più di una ventina. Qualcuno non vuole staccarsi dalla mamma, qualcuno è ancora troppo piccolo e non riesce a gestire i suoi bisognini mettendo in difficoltà il nostro staff, per cui i genitori dopo aver provato a portarli, preferiscono adesso aspettare un attimo. Al termine dell’incontro, in cui abbiamo presentato la nostra attività, un pezzetto di cioccolato portato dall’Italia sia per i bambini che per mamme, papà e nonni presenti. E poi la distribuzione di una parte dell’abbigliamento portato nella mia valigia, le magliette e i completini più piccoli, che in questo momento sono per noi quelli più difficili da raccogliere.
A fine mattinata una volata a casa della nostra Kemheng, per salutare lei e tutta la famiglia. Hanno la foto della mia famiglia in bella vista. Kemheng è sempre molto timida. Adesso ha iniziato da poco la scuola secondaria e mi mostra orgogliosa il suo libro di inglese. I genitori ci invitano a pranzo e fissiamo per domani. Ormai sta diventando un appuntamento fisso dei miei viaggi qui.
Il tempo vola ed è già ora di tornare al Centro per fare l’oretta di conversazione in inglese che ho promesso allo staff. Ci tengo a farlo, perchè per loro è un’occasione per migliorare il loro inglese. Sanno che la mia pronuncia non è l’inglese di Oxford della nostra Jane, ma mi seguono con attenzione. Facciamo proprio conversazione libera, parlando di un po’ di tutto, dalle loro famiglie alla geografia dell’Italia. All’inizio sembriamo tutti un po’ arruginiti, ma poi si va. Vedremo come va nei prossimi giorni.
A pranzo riso bianco con verdure e carne, il tutto con diversi condimenti a scelta varia di pericolosità piccante. Certo che avere uno staff fatto in prevalenza da ragazze presenta i suoi vantaggi rispetto a prima, in cui c’erano praticamente solo ragazzi. La cucina è decisamente più completa. E non ditemi che sono maschilista, solo perchè parlo di donne e cucina. La qualità del lavoro per le attività del Centro qui non è in discussione, e non a caso adesso la responsabile è la nostra Channa.
Il pomeriggio scorre via veloce tra pianificazione di attività varie e giochi con i bambini e tra i bambini della scuola primaria che adesso vengono al Centro tutti nel pomeriggio. Oggi ce ne sono oltre 80.
Riesco a riacchiappare Nita e a medicarle le gambine, martoriate da una parte dai morsi delle formiche e dall’altra dal fatto che lei si scortica le ferite grattandosi con le manine. Cerco di farle capire che non deve grattarsi. Lei mi sorride. E’ tranquilla mentre la pulisco e le passo il disinfettante sulle gambe. Sembra contenta. Non sembra avere dolore. Ma comunque domani meglio sentire i nostri medici, che ieri non hanno potuto vederla, perchè non era al Centro. Prima di tornare a Kampot vogliamo passare a casa sua dalla mamma, in modo da dare anche a lei indicazioni.
Dopo il break del pomeriggio con la distribuzione degli snack, ancora un pezzo di lezione e poi tutti in fila per la conta della giornata e l’inno nazionale. Ma prima di chiudere la giornata Sokkea inizia la conta dei bambini del Centro che vogliono venire al water park di Phnom Penh. Gita da lungo tempo pianificata e rinviata appositamente a questo periodo perchè possa parteciparvi anche io. Sokkea verifica chi vuole venire e chi no, chi sa (o quantomeno dice di saper) nuotare e chi no. Poi domani acquisiremo l’autorizzazione dei genitori, almeno di quelli più grandicelli, perchè per quelli più piccolini abbiamo ancora qualche perplessità se portali o meno. Questa volta è una gita dedicata ai bambini del Centro, quelli che non hanno sponsor e che sono sostenuti dal budget generale del progetto. Per i bambini del SAD verrà organizzata più avanti un’altra gita dedicata a loro (stiamo pensando di portarli a visitare il Palazzo Reale a Phnom Penh, coinvolgendo per tempo i loro sostenitori a distanza).
Mentre sono lì che aspetto il mio abbraccio di saluto da tutti i bambini arriva il mitico Vannak. Mi saluta, mi gironzola intorno per un po’, poi tira fuori una mini agendina. Forse vuole che gli scriva qualcosa. Scrivo un messaggio per lui sulla prima pagina e lui mi guarda con i suoi occhioni. Quando gli porgo l’agendina me la restituisce e solo allora capisco che è un regalo per me. Lo mangerei di baci, ma come dicevo ieri qui tra uomini non ci si bacia! E chi se ne frega e gli stampo un bel bacione sulla guancia. Allora gli chiedo io di lasciarmi un messaggio scritto. Li hay. Vannak. Ciao da Vannak. Scritto in Khmer.
Non faccio nemmeno in tempo a chiudere l’agendina che arriva l’onda degli abbracci che quasi mi fa cadere. E tutti ormai si protendono all’insù per darmi il bacio della buonasera. Che volete che vi dica. E’ un duro lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare di raccogliere tutto l’affetto che questi bambini ti sanno dare.
Good Bye Fraancoo. Seee Youuu tooomooorrooow! Bye bimbi, a domani. Chuap Knia sa’aik. Ci vediamo domani.
Prima di tornare sulla rotta di Kampot, passiamo a casa di Nita e troviamo ad accoglierci tutta la famiglia allargata, tranne il papà che fa il pescatore e non è ancora tornato dal porto di Kep. Spieghiamo alla mamma cosa abbiamo fatto e cosa deve fare lei. Speriamo lo faccia davvero. Prima che ci voltiamo ecco arrivare i granchi appena cotti, ancora caldi. Come si fa a dire di no? Per me e Sokkea, alla guesthouse è impossibile mangiarli ed allora decidiamo di fare un regalo ai ragazzi dello staff che cenano al Centro. Un rapido dietro front per tornare a consegnare la borsa e poi si va. Ormai è buio.
A domani per un’altra intensa giornata di Cambogia.
Ieri l’ho dimenticato, ma oggi lo scrivo….. Remember….. Cambodia or bust……