Ho conosciuto Sara (si pronuncia Sarà, con l’accento finale), nel mio viaggio a Domnak Chamboak dello scorso Maggio. Il secondo giorno che ero lì per la mia missione, Sokkea mi ha presentato 4 bimbe, Sara, Sokhim 1, Sokhim 2 e Nadeth, che ci avrebbero portato a vedere le loro case, nella zona più lontana di Domnak Chamboak. Abbiamo camminato tanto quel giorno, sotto un sole cocente, ed una alla volta abbiamo incontrato le famiglie (di solito i nonni, perchè i genitori non c’erano, chi via per lavoro, chi partito per un’altra famiglia). Il papà di Sara era via per lunghi periodi di lavoro e la mamma si alzava prestissimo la mattina per andare anche lei a lavorare alle saline di Kampot; lasciava pronto il riso per le sue bimbe. Poi Sara, con i suoi 10 anni, si faceva carico di accudire la sorellina Srey Ny, prima di andare a scuola.
Una bimba tranquilla Sara, una bimba timida. Al nostro Centro non mancava mai, nonostante la distanza da casa sua. L’aver conosciuto la sua situazione familiare, come quella delle altre bimbe, ci ha spinto a metterle in priorità nel nostro programma Sostegni a Distanza, e presto abbiamo avuto la gioia di trovare anche per lei una famiglia sostenitrice, tra l’altro a noi molto vicina per comuni esperienze adottive.
A metà settembre, quando Sara ha scritto la sua ultima letterina ai suoi sostenitori, nulla lasciava presagire quello che sarebbe successo.
Alla fine di settembre ci è arrivata indicazione che Sara non stava bene, un attacco di scarlattina da quello che sembrava. Quando Sokkea dopo qualche giorno ci ha scritto che la situazione sembrava normalizzarsi, era sembrato il classico malanno da bambini, magari con qualche ambascia in più vista la situazione in cui i nostri bimbi vivono nel villaggio.
Poi purtroppo la cosa ha preso una piega sempre più critica. Il medico che non è in grado di formulare una diagnosi, la corsa all’ospedale di Kep che la rinvia al Kantha Bopha Hospital di Phnom Penh dove le vengono fatte delle trasfusioni di sangue. Non riusciamo a capire. Non è semplice, anche perchè il Kantha Bopha hospital non rende disponibile alcun documento medico sulla patologia in corso. Quando Sara viene dimessa da Phnom Penh, la spediscono in Vietnam, perchè secondo i medici del Kantha Bopha lì sono più attrezzati. Ma per andare in Vietnam ci vogliono documenti che la famiglia non ha. Ed allora si rivolge ad un centro di medicina tradizionale vietnamita, nella zona di confine, dove si riesce ad arrivare senza troppi problemi. Sara passa i giorni tra alti e bassi, ma non sta bene, ha evidente gonfiore e fatica a stare in piedi. Insistiamo perchè la famiglia, ovviamente con il nostro supporto, la porti all’ospedale di Kampot; viene sottoposta ad un esame e purtroppo viene confermata la gravità della sua patologia ai reni. I nostri amici medici, sentiti appena possibile, ce lo confermano, sulla base degli esami fatti a Kampot, anche su loro indicazione. E’ un caso serio, ma la cura che è stata somministrata da Kampot sembra vada nella giusta direzione, almeno per cercare di evitare un aggravamento.
Poi la settimana scorsa di nuovo il ricovero a Phnom Penh per un improvviso peggioramento delle condizioni di Sara. Sabato scorso ci siamo visti via Skype con Sokkea e, dopo aver saputo che ancora una volta i medici non davano alcun documento alla famiglia e non consentivano loro di capire che terapia stessero somministrando a Sara, avevo dato disposizione affinchè Sokkea andasse a parlare direttamente con i medici per avere il polso della reale situazione.
Ieri, lunedì, Sara viene dimessa dall’ospedale e riportata a casa a Domnak Chamboak e quindi Sokkea non ha neppure il tempo di andare a parlare con i medici. Quando arriva a Domnak Chamboak si rende conto della gravità della situazione e ci scrive immediatamente un messaggio pregandoci di attivarci per consentire a Sara di essere portata in un ospedale vietnamita dove le possano fare un trattamento di dialisi.
“There is a hospital in KEP which they are working to provide a transfer service to hospital in VN. When they arrive in VN, they will define which hospital to do the case. Even me and people around have no idea how much it will cost and access more information than that. What I want to propose is that I would give the parents money for sending her to VN by transfer service. I send our doctor to accompany them so it more useful to understand the doctor’s language. And I estimate it may cost more regarding transportation, food, service..etc. If it will cost more, we need to cover it because they have no money. If they found a hospital to cure her, the parents will inform us how much it will cost, then I can go to hospital with money to pay directly. We should do it immediately by tomorrow or after tomorrow, because it is so so and so serious.”
So, so and so serious……….
Siamo arrivati troppo tardi. Questa mattina Sara, non ce l’ha fatta ad andare in Vietnam. Dal Kantha Bopha hospital l’hanno mandata a casa con un lumicino di vita dentro e quel lumicino si è spento questa mattina. Penso che oggi abbiamo pianto in tanti, pianto per il dolore, pianto per la rabbia, pianto per la delusione, pianto per quel senso di vuoto e di impotenza che ti attanaglia di fronte a una bimba di 10 anni che se ne va così…….
Ciao Sara, sei nei nostri cuori e per questo faremo di tutto perchè quello che è successo a te non succeda più ad altri bambini. Ti vogliamo ricordare così, con il tuo bel sorriso timido, come quando ci siamo incontrati per la prima volta a Domnak Chamboak, pochi mesi fa.
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